CERCASISPIRAZIONE
CAPRICCI LETTERARI
Creazioni modeste, scadenti, banali, insignificanti e mediocri di una limitata, ma solleticata mente
Sezione drabble
River flows
11.03.2014 17:52La corrente stava portando via il suo fragile corpo ingiallito.
Veniva salutata dai fili d’erba leggermente innevati ai margini del fiume, mentre le formiche le porgevano l’ultimo saluto da un ramoscello che sporgeva per metà sopra lo specchio d’acqua.
Dei sassi sul letto del fiume avevano scatenato piccole cascate nelle quali, inerme, era scivolata.
Ad un tratto sussulti e flusso la portarono vicino la riva. Fu così che la foglia, che tutti credevano spacciata, miracolosamente riuscì a rialzarsi.
Il vento la invitò subito a danzare come una volta, come quando era giovane.
Cercasispirazione
01.02.2014 02:06Non faceva altro che fissare la pagina bianca. Ogni tanto iniziava a scrivere qualcosa, ma poi subito dopo quella mezza idea deforme veniva prontamente eliminata, bocciata.
Cercava l’ispirazione. Non la trovava.
Sapeva che quella arrivava volentieri durante la notte, quando si ha finalmente la dimensione per un confronto alla pari con se stessi e col mondo.
Non bastavano le briciole di ispirazioni residue di qualche esperienza sensoriale precedente. Queste producevano solamente idee mutilate, impersonali, artificiali.
Così quella sera scrisse solo una mediocre riga inutile:
“Le idee sono come la passione: nascono dalla ribellione e dalla complicità; sfioriscono con l’impostazione.”
Il tempo delle fragole
31.01.2014 16:48“Avanti, girami sta cazzo di fragola..”
Ciliegia. Introdurre moneta.
Bestemmiò, dalla tasca tirò fuori l’ultima banconota disponibile. La cambiò in monete.
La macchina gli fece vincere tre o quattro colpi. Piccole somme, giusto per infiammare in lui la febbre e il desiderio di vedere ancora quelle cinque colonnine girare.
La macchina, in maniera discreta, ma veloce, si riprese tutto quanto con i dovuti interessi.
Rimaneva giusto una moneta: l’ultimo giro.
Campana… Campana… Campana… Campana…
Mentre l’ultima colonna stava ancora turbinando, giunse il secondo più intenso della giornata, il momento che aspettava da ore. Lo sguardo si fermò.
“Forza... puttana”...
Fragola.
I love this game
12.11.2013 14:08
Il tiro era partito piuttosto sbilenco, ma aveva comunque preso la direzione del canestro.
In quelle frazioni di secondo che separarono l’esecuzione dal risultato il tempo sembrò congelarsi e il cervello incapace di elaborare qualsiasi pensiero che potesse andare oltre un microflusso di pensieri elettrici velocissimi, impossibili da registrare.
Era partito dalla panchina, fin lì aveva giocato pochissimo.
Le critiche, la malattia, i problemi di peso, le ulcere amorose: se quel tiro fosse entrato sarebbe stato tutto diverso, almeno per qualche giorno.
Il pallone colpì il ferro, colpì il tabellone, colpì di nuovo il ferro, canestro, pareggio, overtime.
Cocci aguzzi di bottiglia
12.11.2013 10:45
“Consumato dall’alcol”: le parole che vengono usate spesso per descriverlo.
Prima i fallimenti al lavoro e poi sua moglie scappata assieme alla bambina e un calzolaio di Terni. La casa però era rimasta a lui, così come i ricordi che essa contiene.
Su tutti la sera del concepimento di Matilde: sei calici di rosso, equamente divisi due in terrazza due a tavola due sul divano, la morbidissima tagliata, Ray Charles e Frank Sinatra, le luci suffuse, lo scivolare sensuale dell’ ultima goccia di vino sul collo di lei…
Nostalgie che le vie crucis verso il bar aiutavano a sfumare.
Caro diario
27.10.2013 01:43
Dal diario di Adolf Hitler:
“Caro diario,
stasera Benito c’ha portato in un ristorantino poco fori Roma. Me so divertito da morì, tutta la sera a bere a dì le cazzate tra de noi, ma sticazzi proprio de la politica, de le invasioni, me serviva proprio na serata così. Sto anche a pià un po’ de accento mi dicono, ma pensa te solo du giorni co sti burini già vedi mpò ma pensa te… poi pè fa bella figura ho anche rifiutato la mignotta da portà, mortacci mia potessi tornà indietro! Mo domani me ricompongo però.”
Roma, 6 maggio 1938
Dammi solo un minuto
24.10.2013 12:15
La campana delle 19.00 a volte in quel paesino suonava con qualche minuto di ritardo. Infatti la vedova Brambilla aveva talvolta una mezz’ora libera tra le 18.30, quando suo figlio, finito il turno, passava a prendere i nipotini, e le 19.00, quando la veniva a trovare la Peppina per il quotidiano duello a carte. Il prete ben gradiva la visita speciale di quella pecorella e verso circa le 18.15 iniziava a controllare nervosamente l’ orologio, di solito per smorzare l’attesa condiva il tutto con un paio di serie di flessioni.
E dopo, di corsa a suonare le campane.
La linea tra orgasmo e povertà
23.10.2013 16:49
“Addio amore mio, addio…” avrebbe voluto dirle così andandosene, ma il rumore del suo “vattene affanculo stronzo!” soffocava qualsiasi velleità di estremo romanticismo. Alla fine non aveva neanche tutti i torti, ma perché proprio quel giorno sia dovuta tornare prima dal lavoro non lo aveva ancora capito. La sua amante non se l’era passata tanto meglio, chissà quanti suoi capelli erano rimasti sullo scendiletto o in giro per la stanza… Si lasciò scappare un sorriso, ma solo perché era riuscito in extremis a raggiungere l’orgasmo, ma sapeva che quella sensazione sarebbe presto svanita, lasciando spazio all’ inevitabile sensazione di vuoto.
Funeral party
23.10.2013 15:33
“Allora, c’erano un italiano, un francese e un inglese che…”, subito Daniela lo interruppe: “ma che cazzo dici? siamo a un funerale, cerca di non fare il cretino, cerca di non fare l’ idiota come sempre perfavore”. Diego tentò una risposta accennando ai facili costumi di lei, ma fu ancora messo a tacere, stavolta con una sberla d'altri tempi.
Fu silenzio generale. Soltanto qualcuno azzardò un timido, ma ammiccante, scambio di sguardi. Nell' imbarazzo generale, per loro fortuna fu l’ingresso della bara a stemperare la tensione. Era una bara in legno di ciliegio, abbastanza lussuosa per un semplice postino.
Vince chi fugge
23.10.2013 13:39
Era tortuosa e sconnessa la strada dalla periferia della città a quella piccola chiesa di montagna. Ma lei era lassù che lo aspettava e non sarebbe rimasta ancora per molto. Non era riuscito ancora bene a capire come quella magnifica creatura femminile fosse riuscita a stravolgergli completamente il suo modo di vedere e vivere l’amore. E con lei ogni giorno era una sorpresa, ogni notte una scoperta, un susseguirsi di piccole soddisfazioni che andavano ad incastrarsi col passare del tempo, come pezzi di un puzzle perfetto. Ma quando arrivò a quella chiesetta di montagna trovò solo un biglietto: “vado via”.