I love this game
Il tiro era partito piuttosto sbilenco, ma aveva comunque preso la direzione del canestro.
In quelle frazioni di secondo che separarono l’esecuzione dal risultato il tempo sembrò congelarsi e il cervello incapace di elaborare qualsiasi pensiero che potesse andare oltre un microflusso di pensieri elettrici velocissimi, impossibili da registrare.
Era partito dalla panchina, fin lì aveva giocato pochissimo.
Le critiche, la malattia, i problemi di peso, le ulcere amorose: se quel tiro fosse entrato sarebbe stato tutto diverso, almeno per qualche giorno.
Il pallone colpì il ferro, colpì il tabellone, colpì di nuovo il ferro, canestro, pareggio, overtime.